top of page

 Cenni sulla pratica della  Meditazione Vipâssanâ

Nella meditazione vipâssanâ troviamo un insieme di diversi oggetti di contemplazione, alcuni più grossolani e facili da identificare come il corpo (postura e parti del corpo) e le sensazioni (dolore, tensione, pulsazione, pressione, leggerezza, caldo, freddo, ecc.) altri più sottili e difficili da osservare come gli stati mentali (agitazione, ansia, rabbia, paura, tristezza, gioia) e le formazioni mentali (pensieri, ricordi, sogni), per giungere alla contemplazione sulla coscienza. Proprio per le diverse caratteristiche degli oggetti di meditazione, quando si inizia a meditare è opportuno dirigere l'attenzione al corpo e alle sensazioni, e solo dopo aver raggiunto una discreta consapevolezza e concentrazione si potrà sperimentare l'osservazione degli stati e delle formazioni mentali.

Quando ci si approccia alla meditazione, si scopre che il fulcro della pratica meditativa consiste nell'identificare quello che viene chiamato “oggetto primario”, ovvero, ciò che rappresenta il caposaldo del nostro lavoro. Nel corso degli anni, dopo la scomparsa del Buddha, si sono sviluppate diverse correnti di pensiero e differenti modi per contattare tale oggetto di meditazione.

In questo contesto prenderemo in considerazione i più diffusi, che sono:

  1. L’osservazione delle sensazioni, percepite all'interno delle narici e alla base del naso, provocate dal passaggio dell'aria durante l'inspirazione e l'espirazione. In un’area così circoscritta le sensazioni sono generalmente più sottili e spesso non facili da intercettare, infatti, questo approccio è più adatto allo sviluppo della concentrazione rispetto alla consapevolezza. Spesso viene utilizzato nei primi giorni dei ritiri in quanto favorisce la concentrazione, calma la mente e predispone alla pratica di vipâssanâ.

  2. L’osservazione delle sensazioni provocate dal movimento di salita e discesa dell’addome, conseguenza della respirazione. Questo movimento coinvolge un’area più ampia rispetto alla precedente ed offre il vantaggio di poter percepire un maggior numero di sensazioni. Oltre a questo, l'espansione ed il restringimento dell'addome durante la respirazione produce sensazioni più grossolane, quindi più facili da percepire. Questo metodo consente uno sviluppo bilanciato tra concentrazione e consapevolezza.

  3. L’osservazione delle sensazioni nel corpo e nei punti di contatto, che si effettua muovendo la presenza mentale dall'alto verso il basso e viceversa scansionando tutte le parti del corpo. Questo modo fornisce un grande numero di sensazioni su cui portare l’attenzione favorendondo lo sviluppo della consapevolezza rispetto alla concentrazione.

Come abbiamo potuto vedere, esiste la possibilità di scegliere l'oggetto più appropriato in relazione alle “caratteristiche di utilità”. Ciò che è importante per il praticante è rimanere sull'oggetto prescelto in modo rilassato con una presenza mentale ininterrotta, senza eccessivo sforzo e giudizio in modo da evitare tensioni, osservando ciò che si sperimenta sotto forma di sensazioni fisiche e mentali. Mentre manteniamo l'attenzione sull'oggetto primario possiamo essere attratti dal sorgere di altri oggetti (pensieri, rumori, dolori, sensazioni piacevoli) che prendono il nome di “oggetti secondari”. Se questi nuovi oggetti non disturbano la pratica, ovvero compaiono e allo stesso tempo scompaiono senza interrompere l'attenzione sull'oggetto primario, si possono ignorare. Se sono un po' più persistenti, possiamo notarli/etichettarli e poi tornare all'oggetto primario. Se sono importanti, nel senso che anche etichettandoli non ci permettono di rimanere rilassati nella contemplazione del nostro oggetto di meditazione, allora possono diventare a loro volta il nuovo oggetto primario. In questo caso, è utile stare attenti a non saltare da un oggetto all'altro troppo velocemente, perché questo ci farebbe perdere concentrazione e consapevolezza.

I primi passi nella pratica meditativa sono sempre accompagnati da diversi impedimenti che, nella meditazione vipâssanâ, vengono chiamati "i 5 ostacoli".

 

1. Desiderio sensuale:

Qualsiasi situazione percepibile come piacevole genera il "desiderio sensuale", che sia un suono, un odore, un gusto o un pensiero, fa sì che il nostro essere ci si aggrappi con forza nel tentativo di trattenerla. Questo atteggiamento favorisce "l'attaccamento", uno dei fattori principali di inquinamento mentale.

  Rimedi:

  • Prolungare il tempo della seduta per favorire la concentrazione, in relazione alla quantità di energia.

  • Sviluppare un sincero interesse per l'oggetto di meditazione.

  • Accrescere la determinazione a rimanere stabili sul proprio oggetto di meditazione.

 

2. Avversione:

La collera, l'odio, il deprezzamento provocato da qualsiasi ricordo o pensiero di insoddisfazione. Il sentimento di discordia verso altre persone, il rifiuto di sensazioni sconfortevoli come il dolore, gli insetti molesti, suoni o rumori che disturbano la nostra meditazione, fanno apparire "avversione".

  Rimedi:

  • Riconoscere ed accettare che ognuno di noi è il solo responsabile delle proprie insoddisfazioni.

  • Praticare la meditazione di benevolenza (metta bhāvanā).

 

3. Pigrizia e torpore:

La comparsa del terzo ostacolo è accompagnata da perdita di energia, da stanchezza e dall'incapacità di rimanere concentrati sull'oggetto di meditazione. Molto spesso il sonno può prendere il sopravvento interrompendo qualsiasi progresso.

  Rimedi:

  • Incrementare l'energia: ridurre il tempo della meditazione seduta e praticare la meditazione camminata in maniera sostenuta.

  • Stimolare fisicamente il corpo: bagnare il viso, fare stretching o qualche attività fisica, prendere aria e luce.

  • sostenere un continuo interesse per l'oggetto di meditazione.

 

4. Agitazione mentale e ansia:

L'incapacità di mantenere un'attenzione concentrata sull'oggetto di meditazione può portare a subire gli effetti della noia. La mente del praticante, seduto immobile, in silenzio e con gli occhi chiusi, è chiaramente attratta dal sorgere di pensieri, ricordi, riflessioni, sconforti, sensi di colpa, sentimenti e sensazioni, dai quali viene assorbita in maniera insaziabile. Questo processo è la causa del sorgere dell'agitazione mentale e dell'ansia.

  Rimedi:

  • Cercare di rimanere il più possibile immobili fisicamente e mentalmente.

  • Riconoscere Anicca (impermanenza). Ogni cosa in natura è soggetta a nascita, crescita, decadimento e cessazione. Qualsiasi sensazione, formazione o stato mentale è destinato a cessare.

 

5. Dubbio scettico:

Le difficoltà, le insidie e gli insuccessi nella meditazione, favoriscono il crescere dello scoraggiamento, principale fattore del dubbio. La perdita di chiarezza e la confusione di spirito, possono dare origine al dubbio e allo scetticismo, non solo nei nostri confronti e nelle nostre capacità (non ce la faccio più, non sono capace di meditare) ma anche nei confronti dell'insegnante, nel metodo insegnato, nella meditazione e nel Buddha (il maestro non mi capisce, questa tecnica non funziona).

  Rimedi:

  • Determinarsi nella concentrazione, non assumere sostanze intossicanti, non rubare, non uccidere nessuna creatura vivente, non mentire e non praticare attività sessuale.

  • Un insegnante che ispiri fiducia.

  • Informarsi e voler comprendere ciò che accade.

Queste difficoltà non risparmiano il principiante e neanche il meditante esperto, anche se l'esperienza è un ottimo sostegno quando ci si confronta con questi ostacoli. Essi confondono, impigriscono, agitano la mente e rendono impossibile vedere e comprendere chiaramente. Questi fenomeni mentali disturbano il flusso della consapevolezza e interrompono i progressi nella meditazione. Proprio per questo vanno affrontati come importanti priorità. Innanzitutto bisogna riconoscerli e, attraverso l'osservazione e lo studio delle loro caratteristiche, conoscerli sempre meglio. Questo processo, supportato dalle "5 facoltà di controllo" (fiducia in equilibrio con la sagacia, sforzo in equilibrio con la concentrazione e continua attenzione) consente di ridurre il loro effetto destabilizzante e favorisce il progredire nella pratica meditativa.

  • Una fiducia troppo forte non supportata da un'altrettanta sagacia, genera fraintendimento e cecità. Viceversa, una sagacia molto sviluppata rispetto alla fiducia, porta a respingere consigli ed insegnamenti e alimenta il dubbio scettico.

  • Lo sforzo eccessivo, in rapporto ad una debole concentrazione, produce agitazione e difficoltà a restare immobili. Al contrario, una sviluppata concentrazione senza il giusto sforzo, trascina nella pigrizia e nel torpore.

  • L'attenzione va sostenuta continuamente, perché la sua carenza impedisce alle altre qualità/facoltà di manifestarsi.

bottom of page